IL BLOG DI MARIA ANTONIETTA NARDONE
Maschere e visioni
Quadri romani, Edizioni Tracce (1993), raccolta di racconti;
Ludovica Aran, Rosso & Nero Edizioni (1995), romanzo;
Gli assenti, Oppure Edizioni (1997) romanzo;
Strade di ghiaccio, Oppure Edizioni (2001), romanzo;
Le allegre vacanze, Andrea Oppure Editore (2002), raccolta di articoli di critica cinematografica e teatrale;
Giulia, l’etrusca, Andrea Oppure Editore (2005), romanzo;
Camere e frontiere, (Cromografica Roma, 2009), racconti;
Namasté, (Albatros – Il Filo edizioni, 2011), narrativa di viaggio;
Fango e luce, (Edizioni del Faro, 2014), volume di critiche cinematografiche, letterarie e teatrali.
«Fango e luce è un libro preziosissimo che fissa nel commento, nell’interpretazione e nel giudizio tante rappresentazioni teatrali e tanti film avvalendosi di un discorso sempre molto efficace e persuasivo».
(Giorgio Bàrberi Squarotti, critico letterario de La Stampa)
«L’autrice racconta con grande maestria e spirito di osservazione l’India e il Nepal [in Namasté], mete di viaggi compiuti nell’ultimo decennio. […] In uno stile che richiama il migliore Terzani, altro grande narratore dell’Asia, Maria Antonietta Nardone tesse il suo racconto in mille dettagli e quadretti, inframmezzate da note storiche e filosofiche, in un continuo rimando tra passato e presente. Un libro che fa riflettere».
(Massimo Acciai su Segreti di Pulcinella)
«Il titolo [Camere e frontiere] restituisce subito un “chiuso” e un “aperto”: “camere come spazio finito e “frontiere” come possibilità di varcarlo. […]. Ne danno l’atmosfera Una vita di servizio e La bambina nera (sezione “Racconti da camera”). […] Conoscendo i racconti, posso però dire che nei quattro maggiori, il genere si addice a Nardone e convince a fondo dove la realtà del fuori si stempera per lasciare il posto ad un dentro di sottile e asciutto sentire».
(Maria Lenti su Letti/Visti)
«Il romanzo [Giulia, l’etrusca] è molto bello per reinvenzione esemplare del genere e per intensità di visioni e di concetti. I personaggi sono colti nella loro passione, nel loro passato, nella memoria della storia atroce del mondo, nella tragicità che si prolunga e dura al di là degli eventi; e amore e morte sono le due facce di sempre, tuttavia acuite e diventate crudeli e disperate da quanto è accaduto nel secolo trascorso. Come alternativa c'è, tuttavia, la speranza (e c'è il sogno)».
(Giorgio Bàrberi Squarotti, critico letterario de La Stampa)
«Ho subito cominciato a scorrere il Suo Le allegre vacanze, incuriosito dalla coincidenza di sensazioni e giudizi suscitati dagli spettacoli e dai film visti in questi anni (non su tutti; per esempio non concordo con la severità che riserva a “Così ridevano” di Gianni Amelio!). Solo più tardi mi sono accorto che tra gli altri lei aveva visto anche “I cento passi” e ne aveva scritto con simpatia e affetto per me molto lusinghieri. La ringrazio perciò del doppio dono: la recensione al mio film (così amica) e le tante recensioni su tutto quanto le ha fatto compagnia come attenta e appassionata spettatrice. Grazie di nuovo e buona fortuna per il suo bel libro».
(lettera di Marco Tullio Giordana)
«Ho letto con viva emozione questo libro [Strade di ghiaccio] così ricco, complesso, difficile. È vero che, ormai, l’enorme fatica dello scrivere e del conoscere la vita possa sciogliersi soltanto per il tramite di un intervento esterno, autorevole, come è, appunto, l’analisi. Così la Nardone ha fatto in modo sapientissimo. Così la vicenda del personaggio si illumina fino alla verità e alla gioia. Il risultato è d’eccezionale valore, nella scrittura lucida e inquieta al tempo stesso».
(Giorgio Bàrberi Squarotti, critico letterario de La Stampa)
«L’autrice non vuole solo raccontare [il romanzo Gli assenti], e lo sa fare in modo piacevole ed avvincente, ma associare più livelli di scrittura: la fabula tradizionale, con le classiche descrizioni fisiche e psicologiche, il diario di Lucio, alcune pagine di una tragedia teatrale. Realtà e finzione sono difficili da scindere. […] In tale ottica bisogna leggere il diario di Lucio e l'epilogo anche se una sintesi maggiore abvrebbe reso più efficace l'assunto del romanzo. Sono, comunque, limiti marginali, dovuti a una coraggiosa ricerca che non vuole “catturare” il lettore, ma superare secolari modelli narrativi».
(Maria Cristina Pianta su Controcorrente)
«[…] il libro [Ludovica Aran] è – non troviamo parola migliore – semplicemente, indubbiamente bello: decisamente ben scritto, impastato con maestria di diversi stili narrativi, acutissimo nell’indagine psicologica della protagonista (ed è giusto, infatti, che il titolo consista unicamente nel suo nome), elegante nella descrizione delle scene erotiche, è uno dei romanzi che più ci è piaciuto leggere in questi ultimi tempi».
(Stefano Valentini su La Nuova Tribuna Letteraria)
«[su Quadri romani] E questa tensione interpretativa è in grado di tenere il lettore saldo sulla pagina: evento raro e misterioso per dei giovani scrittori, ma in questo caso ampiamente verificabile. La scrittura di Maria Antonietta Nardone vuole essere incisiva e oleosa al tempo stesso, carica di sfumature, ma pure pregnante e asciutta. […] L’autrice qui sente un personale bisogno di tornare ad una letterarietà oggi poco in voga, e lo fa con una misura ed una grazia di tatto e di gusto che ci lascia sbalorditi».
(Maurizio Gregorini su Fermenti)