Un Lazzaro Felice tra gli Infelici Molti
LAZZARO FELICE
di Alice Rohrwacher
con Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher, Nicoletta Braschi, Luca Chikovani, Natalino Balasso, Sergi López, Tommaso Ragno, Agnese Graziani
Questa non è una recensione, ma solo una nota; una breve nota. Perché quello che mi preme dire su questo film, per molti versi grandioso pur con le sue “imperfezioni”, non sono le valutazioni sulla regia, sulla sceneggiatura, sugli interpreti, sulla fotografia (di una bellezza lancinante, specie nella prima parte). Quello che mi preme dire è che Alice Rohrwacher ha avuto il grande coraggio di raccontare la bontà e la fiducia attraverso il personaggio di Lazzaro. Una bontà ed una fiducia che non si lasciano toccare da nulla. E, a quanto mi è parso, con una duplice valenza. La bontà e la fiducia dentro di noi (il Lazzaro interiore, diciamo così), e la bontà e la fiducia che si incontra nel mondo (il Lazzaro esterno). In noi, quel Lazzaro interiore è stato completamente soppresso, quasi senza lasciare traccia. Il Lazzaro che incontriamo nel mondo, invece, il Lazzaro randagio e marginale, è deriso, sfruttato, bistrattato, ingannato.
Nell’Italia odierna alberga una ferocia ed una rapacità che agghiacciano le vene. Se nel mondo contadino non mancavano asprezze, egoismi ed ignoranza, vi era anche una forma di solidarietà e di lietezza dell’esistenza, che tra i lividi palazzi e le lande periferiche della città industrializzata scompare del tutto. Il racconto di questa doppia perdita narra anche la trasformazione sociale del nostro paese con un’intuizione più felice e calzante di tanti e tanti inutili film che hanno avuto l’ambizione di farlo.
Non c’è ideologia, non c’è dogmatica religiosa e tantomeno sociologia spicciola. C’è uno sguardo creaturale in cui soffia lo spirito. E lo spirito soffia dove vuole.
Per me, Lazzaro è un pieno di grazia. Per me, Lazzaro appartiene alla famiglia degli F.P. Chi sono gli F.P.? Sono i Felici Pochi descritti da Elsa Morante nella sua La canzone degli F.P. e degli I.M. (gli Infelici Molti).
«La vostra bellezza non si vergogna degli abbasso né degli sputi. Altro, altro è il suo
/pudore.
E la vostra grazia senza paragone, ultima,
è che la vostra bellezza
NON VI RIGUARDA».
Maria Antonietta Nardone © Tutti i diritti riservati