Sotto casa di Etty Hillesum
Etty Hillesum nell’appartamento di Amsterdam (Foto presa dal web)
Casa di Etty Hillesum (Amsterdam, giugno 2022)
Casa di Etty Hillesum (Amsterdam, giugno 2022)
Quando si va ad Amsterdam, sono talmente tante le cose da vedere che pochi pensano di andare a vedere dov’è la casa che Etty Hillesum abitò dal 1937 fino al giugno del 1943.
Intendiamoci, anch’io ho visitato con passione il Van Gogh Museum e il Museum Het Rembrandthuis per non parlare del Rijksmuseum. Anch’io ho visto dov’è la casa di Anna Frank ed ho navigato tra i canali di questa città sull’acqua e strappata con ingegno all’acqua.
Ma oltre a ciò, il mio desiderio più grande era poter vedere anche da fuori la casa di Etty Hillesum, la grandissima Etty Hillesum, prima che fosse strappata via da essa, e portata prima a Westerbork e poi ad Auschwitz, dove trovò la morte il 30 novembre del 1943.
Quell’Etty Hillesum che con le sue Lettere e il suo Diario ci ha lasciato vette mistiche che nessuno ha scalato in questa maniera vertiginosa e quotidiana allo stesso tempo.
E così sono arrivata al numero sei di Gabriël Metsustraat. Una targa ricorda al passante che qui soggiornò Etty Hillesum. Vedo il portone. L’appartamento al secondo piano è una proprietà privata; non ne è stato fatto un museo o un centro studi come a Middelburg, nella sua casa natale, oppure a Deventer, dove visse la sua adolescenza.
Eppure non mi è difficile immaginarla, dietro la finestra, affacciarsi con lo sguardo sulla Piazza dei Musei, guardando in fondo il Rijksmuseum, a sinistra, lo Stedelijk Musuem e il prato che in inverno veniva trasformato in una pista di pattinaggio, e a destra il Consolato Tedesco dove c’erano gli uffici del Comando di occupazione nazista che controllava tutta l’area (no, dico, il Consolato Tedesco!) – oggi lo stesso edificio ospita il Consolato Americano, protetto da filo spinato, telecamere ecc. Insomma, blindatissimo!
Chissà quante volte sarà passata davanti al Consolato Tedesco! Riguardo al suo stato d’animo basta leggere il Diario o le Lettere per conoscere la sua avversione all’esercizio dell’odio – nei confronti di chiunque, anche dei nazisti. Anzi, arriva a scrivere questo:«Se un uomo delle SS dovesse prendermi a calci fino alla morte, io alzerei ancora gli occhi per guardarlo in viso, e mi chiederei, con un’espressione di sbalordimento misto a paura, e per puro interesse nei confronti dell’umanità: “Mio Dio, ragazzo, che cosa mai ti è capitato nella vita di tanto terribile per spingerti a simili azioni?”».
Non mi è difficile immaginarla scrivere le sue pagine presso la sua scrivania, e dietro la libreria che la ritraggono in una fotografia molto nota. Scrivere pagine e pensieri come questo:«Ho una fiducia così grande: non nel senso che tutto andrà sempre bene nella mia vita esteriore, ma nel senso che anche quando le cose mi andranno male, io continuerò ad accettare questa vita come una cosa buona».
Non mi è difficile immaginarla mentre così scrive in una lettera all’amico Osias Kormann:«Quando al mondo saranno spariti i fili spinati, verrai a vedere la mia camera; è così bella e tranquilla».
Non tornò mai più a casa sua Esther Hillesum, detta Etty. Morì ad Auschwitz il 30 novembre 1943. A ventinove anni.
Maria Antonietta Nardone © Tutti i diritti riservati
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